lunedì 19 giugno 2017

Sogno di una domenica di quasi estate.

A Roma il 18 giugno fa gia` un gran caldo, pero` fuori al teatro Brancaccio c'e` folla gia` da prima che aprano le porte, alle 9.30.
In tantissimi hanno risposto all'appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari intitolato “Un'alleanza popolare per la democrazie e l'uguaglianza”, rivolto sia a quella parte del popolo di sinistra che ha votato No al referendum costituzionale il 4 dicembre, ma anche a quelli che hanno votato Si che riconoscono gli errori di un partito come il PD che i valori della sinistra li abbandonati da un pezzo.
Entro insieme al flusso della marea umana che dopo pochi minuti ha gia` riempito platea e galleria. Per quelli rimasti fuori per motivi di sicurezza viene aperto l'audio nella hall, per cui possono ascoltare gli interventi anche da la`.
L'intento e` chiaro: serviva un'iniziativa che precedesse quella del 1 luglio a Milano, dove l'autoproclamatosi federatore Pisapia insieme (e` anche il titolo dell'evento) a quelli di Articolo Uno, cerchera` di dare vita a un centro sinistra alternativo a Renzi, ma forse anche di appoggio, insomma non si capisce bene.
Ci sono tanti visi noti al Brancaccio, ma anche tante persone speranzose confluite li` da tutta Italia.
Introduce Montanari, rimarcando gli errori fatti dalla sinistra, in un intervento preciso e puntuale, ed estremamente chiaro, che prende una marea di applausi e quasi una standing ovation (alcuni si alzano, altri sembrano pensare: “vediamo prima dove si va a parare”). Dopo un breve intervento della Falcone che specifica che Pisapia e` stato invitato ma che ha risposto che “al momento mancano le giuste condizioni per esserci”inizia la carrellata degli interventi, gia` programmati ci dicono, prenotati via e-mail.
Si alternano rappresentanti di vari pezzi della sinistra non partitica, tutti molto applauditi.
Tutto fila liscio, fino a quando sul palco sale Gotor. Il senatore di MDP ha un'accoglienza piu` tiepida, c'e` qualche fischio in sala, dovuto all'uscita dall'aula durante la votazione sui vouchers, e a parere mio ci sta tutto di questi tempi. Articolo Uno MDP nasce da un gruppo di fuoriusciti del PD che prima di uscire dal loro partito sotto il governo Renzi ha votato di tutto, compreso i provvedimenti legislativi piu` odiati, il jobs act, lo sbloccaItalia, la buona Scuola.
La Falcone richiama con piglio deciso all'ordine, ribadendo che quel palco e` un luogo dove chiunque puo` parlare, e non si accettano polemiche. Gotor riprende, e arrivano nuovi fischi quando invita tutti ad essere a Milano il 1 luglio. Ad onor del vero i contestatori sono uno sparuto gruppo, in sale prevale la voglia di crederci e di costruire cercando punti in comune anziche` differenze.
Sale sul palco, mentre ancora Gotor parla, una esponente dell'ex OPG collettivo Je so' pazzo di Napoli, il servizio d'ordine la fa scendere, sapro` in seguito che nonostante il loro intervento non fosse stato programmato, pare le sia stato offerto di parlare a fine assemblea ma avrebbe rifiutato abbandonando l'assemblea con i suoi compagni che non erano riusciti ad entrare (causa forse il teatro troppo pieno). L'assemblea riprende, sento intorno a me qualcuno che lamenta che si e` offerto alla stampa il modo di denigrare l'iniziativa. Gia` il giorno prima i giornali hanno dato poco risalto alla notizia della manifestazione della CGIL contro i vouchers.
Si susseguono gli interventi, tra cui quello del segretario di Sinistra Italiana Fratoianni, che ribadisce che non bisogna sacrificare la credibilita` all'unita`. (Nota di colore: mentre lui parla ricevo un messaggio whatsapp da un amico che mi scrive: “Unita`? Credibilita`? E lui quale delle due crede di rappresentare?” Non rispondo, preferisco continuare a seguire e poi la domanda e` troppo difficile.)
Presente anche l'assessore del Comune di Napoli Carmine Piscopo che porta i saluti del sindaco de Magistris che non e` potuto intervenire per altri impegni e racconta l'esperienza della citta` di Napoli.
Vedo in sala anche Felice Besostri, Stefano Fassina, e addirittura Ingroia, qualcuno mi ha giurato di avere visto anche Enrico Rossi. Ci sono proprio tutti.
Molto apprezzato l'intervento di Civati, che poi incontro fuori della sala e che mi dice di essere molto dispiaciuto per i fischi a Gotor. Acerbo (Rifondazione Comunista) ribadisce dal palco che non si puo` fare a meno di un singolo collettivo, di una singola esperienza territoriale, di un singolo centro sociale, se davvero si vuole costruire una forza credibile di sinistra. Molto riuscito anche l'intervento di Rosa Fioravante dei Pettirossi, con dedica agli insegnanti che continuano a non arrendersi nonostante siano vessati e mal pagati. (non tutti, Rosa, penso io, molti si sono arresi e messi a tappetino al servizio dei presidi e del liberismo in cambio di una mancetta)
La Falcone conclude parlando di un passo indietro da parte di tutti, per fare un passo avanti.
E` sera, il web si divide tra quelli che “finalmente puo` nascere qualcosa di buono” e quelli che “questo che sta per nascere e` un nuovo cartello elettorale e fara` la fine de L'altra Europa con Tzipras e similari”.
Non credo ci sia piu` tempo di perdersi in discussioni sul tema “il percorso elettorale viene prima o dopo il lavoro sui territori?”. Siamo in emergenza. Conosco e apprezzo il collettivo napoletano che ha creato l'unica nota dissonante nella giornata, che secondo me hanno reso piu` vera l'iniziativa. Sbagliato pero` era il metodo, non puoi pretendere di intervenire sul palco impedendo ad altri di parlare, rendendo legittimi dubbi di una mera ricerca di passerella, di una polemica sterile, di gente che da anni fa a gara su chi e` vera sinistra e chi no, mettendo in rilievo che in prima fila c'era seduto D'Alema, e minando la credibilita` di un percorso senza pero` contribuire alla costruzione di null'altro in alternativa.
Non servono piu` platee plaudenti e acritiche, ma non servono neanche sterili “lamentazioni”. Per prendere la patente di vera sinistra non esiste nessuna scuola se non la storia. Servirebbe una buona legge elettorale, che garantisca la rappresentanza, ma io credo che mentre noi la sogniamo “coerente”, in parlamento c'e` chi la vuole “conveniente”.
Il mio piccolo atto di ribellione creativa l'ho fatto anche io, che non ho chiesto di parlare, ma che sulla scheda che ci e` stata fornita all'ingresso alla voce: “cosa vorresti fare?” ho scritto: “attaccare i manifesti”, e spero che qualcuno, ove dovesse leggerla possa capire che quello che auspico e` una nuova militanza a sinistra, in cui ognuno si rimbocchi le maniche e costruisca, dove gli attacchini possano avere la stessa dignita` degli oratori, dove ci sia un popolo finalmente protagonista e non ostaggio di una finta democrazia e una falsa partecipazione.
Cosa accadra` in seguito? Lo scopriremo solo vivendo, ma chi non trova soluzioni al problema a questo punto e` esso stesso problema.





2 commenti:

  1. Ottimo resoconto ma, per l'ennesima volta, lascia l'idea di un atteggiamento un po' 'nobilmente esterno', da esperto in attesa!!!

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    1. in attesa degli sviluppi si, da esperto un po' meno...

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