A
Roma il 18 giugno fa gia` un gran caldo, pero` fuori al teatro
Brancaccio c'e` folla gia` da prima che aprano le porte, alle 9.30.
In
tantissimi hanno risposto all'appello di Anna Falcone e Tomaso
Montanari intitolato
“Un'alleanza popolare per la democrazie e l'uguaglianza”, rivolto
sia a quella parte del popolo di sinistra che ha votato No al
referendum costituzionale il 4 dicembre, ma anche a quelli che hanno
votato Si che riconoscono gli errori di un partito come il PD che i
valori della sinistra li abbandonati da un pezzo.
Entro
insieme al flusso della marea umana che dopo pochi minuti ha gia`
riempito platea e galleria. Per
quelli rimasti fuori per motivi di sicurezza viene aperto l'audio
nella hall, per cui possono ascoltare gli interventi anche da la`.
L'intento
e` chiaro: serviva un'iniziativa che precedesse quella del 1 luglio a
Milano, dove l'autoproclamatosi federatore Pisapia insieme (e` anche
il titolo dell'evento) a quelli di Articolo Uno, cerchera` di dare
vita a un centro sinistra alternativo a Renzi, ma forse anche di
appoggio, insomma non si capisce bene.
Ci
sono tanti visi noti al Brancaccio, ma anche tante persone speranzose
confluite li` da tutta Italia.
Introduce
Montanari, rimarcando gli errori fatti dalla sinistra, in un
intervento preciso e puntuale, ed estremamente chiaro, che prende una
marea di applausi e quasi una standing ovation (alcuni si alzano,
altri sembrano pensare: “vediamo prima dove si va a parare”).
Dopo un breve intervento della Falcone che specifica che Pisapia e`
stato invitato ma che ha risposto che “al momento mancano le giuste
condizioni per esserci”inizia la carrellata degli interventi, gia`
programmati ci dicono, prenotati via e-mail.
Si
alternano rappresentanti di vari pezzi della sinistra non
partitica, tutti molto applauditi.
Tutto
fila liscio, fino a quando sul palco sale Gotor. Il senatore di MDP
ha un'accoglienza piu` tiepida, c'e` qualche fischio in sala, dovuto
all'uscita dall'aula durante la votazione sui vouchers, e a parere
mio ci sta tutto di questi tempi. Articolo Uno MDP nasce da un gruppo
di fuoriusciti del PD che prima di uscire dal loro partito sotto il
governo Renzi ha votato di tutto, compreso i provvedimenti
legislativi piu` odiati, il jobs act, lo sbloccaItalia, la buona
Scuola.
La
Falcone richiama con piglio deciso all'ordine, ribadendo che quel
palco e` un luogo dove chiunque puo` parlare, e non si accettano
polemiche. Gotor riprende, e arrivano nuovi fischi quando invita
tutti ad essere a Milano il 1 luglio. Ad onor del vero i contestatori
sono uno sparuto gruppo, in sale prevale la voglia di crederci e di
costruire cercando punti in comune anziche` differenze.
Sale
sul palco, mentre ancora Gotor parla, una esponente dell'ex OPG
collettivo Je so' pazzo di Napoli, il servizio d'ordine la fa
scendere, sapro` in seguito che nonostante il loro intervento non
fosse stato programmato, pare le sia stato offerto di parlare a fine
assemblea ma avrebbe rifiutato abbandonando l'assemblea con i suoi
compagni che non erano riusciti ad entrare (causa forse il teatro
troppo pieno). L'assemblea riprende, sento intorno a me qualcuno che
lamenta che si e` offerto alla stampa il modo di denigrare
l'iniziativa. Gia` il giorno prima i giornali hanno dato poco risalto
alla notizia della manifestazione della CGIL contro i vouchers.
Si
susseguono gli interventi, tra cui quello del segretario di Sinistra
Italiana Fratoianni, che ribadisce che non bisogna sacrificare la
credibilita` all'unita`. (Nota di colore: mentre lui parla ricevo un
messaggio whatsapp da un amico che mi scrive: “Unita`?
Credibilita`? E lui quale delle due crede di rappresentare?” Non
rispondo, preferisco continuare a seguire e poi la domanda e` troppo
difficile.)
Presente
anche l'assessore del Comune di Napoli Carmine Piscopo che porta i
saluti del sindaco de Magistris che non e` potuto intervenire per
altri impegni e racconta l'esperienza della citta` di Napoli.
Vedo
in sala anche Felice Besostri, Stefano Fassina, e addirittura
Ingroia, qualcuno mi ha giurato di avere visto anche Enrico Rossi. Ci
sono proprio tutti.
Molto
apprezzato l'intervento di Civati, che poi incontro fuori della sala
e che mi dice di essere molto dispiaciuto per i fischi a Gotor.
Acerbo (Rifondazione Comunista) ribadisce dal palco che non si puo`
fare a meno di un singolo collettivo, di una singola esperienza
territoriale, di un singolo centro sociale, se davvero si vuole
costruire una forza credibile di sinistra. Molto riuscito anche
l'intervento di Rosa Fioravante dei Pettirossi, con dedica agli
insegnanti che continuano a non arrendersi nonostante siano vessati e
mal pagati. (non tutti, Rosa, penso io, molti si sono arresi e messi
a tappetino al servizio dei presidi e del liberismo in cambio di una
mancetta)
La
Falcone conclude parlando di un passo indietro da parte di tutti, per
fare un passo avanti.
E`
sera, il web si divide tra quelli che “finalmente puo` nascere
qualcosa di buono” e quelli che “questo che sta per nascere e` un
nuovo cartello elettorale e fara` la fine de L'altra Europa con
Tzipras e similari”.
Non
credo ci sia piu` tempo di perdersi in discussioni sul tema “il
percorso elettorale viene prima o dopo il lavoro sui territori?”.
Siamo in emergenza. Conosco e apprezzo il collettivo napoletano che
ha creato l'unica nota dissonante nella giornata, che secondo me
hanno reso piu` vera l'iniziativa. Sbagliato pero` era il metodo, non
puoi pretendere di intervenire sul palco impedendo ad altri di
parlare, rendendo legittimi dubbi di una mera ricerca di passerella,
di una polemica sterile, di gente che da anni fa a gara su chi e`
vera sinistra e chi no, mettendo in rilievo che in prima fila c'era
seduto D'Alema, e minando la credibilita` di un percorso senza pero`
contribuire alla costruzione di null'altro in alternativa.
Non
servono piu` platee plaudenti e acritiche, ma non servono neanche
sterili “lamentazioni”. Per prendere la patente di vera sinistra
non esiste nessuna scuola se non la storia. Servirebbe una buona
legge elettorale, che garantisca la rappresentanza, ma io credo che
mentre noi la sogniamo “coerente”, in parlamento c'e` chi la
vuole “conveniente”.
Il
mio piccolo atto di ribellione creativa l'ho fatto anche io, che non
ho chiesto di parlare, ma che sulla scheda che ci e` stata fornita
all'ingresso alla voce: “cosa vorresti fare?” ho scritto:
“attaccare i manifesti”, e spero che qualcuno, ove dovesse
leggerla possa capire che quello che auspico e` una nuova militanza a
sinistra, in cui ognuno si rimbocchi le maniche e costruisca, dove
gli attacchini possano avere la stessa dignita` degli oratori, dove
ci sia un popolo finalmente protagonista e non ostaggio di una finta
democrazia e una falsa partecipazione.
Cosa
accadra` in seguito? Lo scopriremo solo vivendo, ma chi non trova
soluzioni al problema a questo punto e` esso stesso problema.
Ottimo resoconto ma, per l'ennesima volta, lascia l'idea di un atteggiamento un po' 'nobilmente esterno', da esperto in attesa!!!
RispondiEliminain attesa degli sviluppi si, da esperto un po' meno...
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